Sul Roma-Cronaca di Salerno
di oggi, Luigi Crescibene dedica un bel ricordo a
Luigi Paolelli, che se n’è andato il 15 febbraio 2012. Non era salernitano, ma a Salerno aveva
trascorso una parte importante della sua vita (più di mezzo secolo!), come
docente nell’istituto d’arte e come “sensibilissimo e talentuoso pittore – nota Crescibene – che riverberava sulla tela (senza
assecondare mode, tendenze ed intruppamenti di comodo che, tanto spesso,
cifrano più l’abilità manageriale di certi critici che le coerenze e la
validità dei moduli espressivi) le tenere e vibranti insorgenze interiori”.
Io non ho avuto la fortuna di conoscerlo, o forse lo avrò visto di sfuggita solo in qualche circostanza. Ma qualche sua opera
ho avuto modo di osservarla e apprezzarla. Perché egli è stato presente attivamente anche sul territorio della Costiera. Ha partecipato,
infatti, alla Rassegna di pittura di
Minori del 1978, dedicata a Lisa
Krugell, conquistando il primo premio; e poi ha esposto – non so dire in
quale anno - in una personale al Centro d’arte
Pietro Scoppetta di Amalfi (che era situato accanto agli antichi Arsenali).
In occasione
della morte, l’anno scorso, Paolo
Romano ha scritto: “Schivo e
riservato di carattere, non amava il presenzialismo e negli ultimi anni aveva
scelto di non esporre, quasi in contrasto con la sua maniacale attività
pittorica che lo ha visto impegnato ogni giorno, fino a che le condizioni di
salute glielo hanno consentito”.
Paolelli era
nato a Civita Castellana nel 1926. Lì aveva compiuto i primi studi, proseguiti a
Roma. Poi la carriera di insegnante, che lo aveva portato a Salerno, e un’intensa
attività artistica, accompagnata da un percorso espositivo di tutto rispetto: la
partecipazione alla Rassegna nazionale di Arti figurative promossa dalla Quadriennale
di Roma, nel 1948; la partecipazione alla stessa quadriennale negli anni 1951,
1955, 1959; i Premi Spoleto del 1954 e 1956; le mostre presso la galleria “Il
Camino” di Viterbo nel 1958 e 1964; mostre personali a “Nuova Sfera” di Milano, “Il Cavalletto” di Catania, “La
Bottega” di Ravenna, solo per citarne qualcuna. Sue opere – dipinti o ceramiche
– sono nella chiesa di san Lorenzo e in quella di san Benedetto, a Civita
Castellana.
A Salerno
aveva stretto amicizia con il compianto Matteo Sabino, con Virginio Quarta e
Paolo Signorino, artisti a me molto cari. E proprio Quarta – cito ancora Paolo Romano – lo definisce “maestro
d’arte e di vita, persona d’altri tempi, umile, signorile”.
Paolelli
ricercava i soggetti delle sue tele nella quotidianità: paesaggi, figure,
nature morte. L’ispirazione, per queste ultime, gli veniva dalle cose che
trovava in casa: magari, soltanto un’arancia, uno spicchio d’aglio, un
barattolo, una conchiglia.
A un anno
dalla morte, Salerno avrebbe potuto fare qualcosa per ricordarlo. Peccato! Ma forse c'è ancora tempo.
Negli anni settanta, a Paestum, ho avuto il piacere di conoscere il Pittore Paolelli ed insieme abbiamo esposto in una mostra nel palazzo vescovile,con il contributo dell'Azienda di Soggiorno e Turismo e del Comune di Capaccio,in quella occasione ho avuto modo di conoscere le sue notevoli doti, artistiche ed umane, che sono rimaste immutate,
RispondiEliminanel tempo, come la stima e l'amicizia.
Bruno Bambacaro.