Come avevo annunciato, è stato presentato oggi, nel salone di rappresentanza di Palazzo sant'Agostino, a Salerno, il calendario 2013 di De Luca Industria Grafica e Cartaria, dedicato al pittore Gaetano Esposito.
Ecco il breve intervento che, in qualità di moderatore, ho svolto in apertura dell'incontro.
Venendo qui, mi
chiedevo se, in un’epoca in cui tutti, a cominciare dai bambini, hanno un
telefonino, e quasi tutti un ipad, iphone o uno smartphone, il calendario,
inteso in senso tradizionale, possa avere ancora la sua funzione: di segnalare, cioè, lo
scorrere dei giorni, raggruppati per settimana, con quelli festivi ben
evidenziati, e poi dei dodici mesi che compongono l’anno solare. In sintesi, l'avanzare del tempo. Già, ma che cos’è il
tempo? “Se nessuno me lo chiede – scriveva nelle Confessioni Agostino di Ippona,
il santo al quale è dedicato il palazzo che ci ospita – lo so; se voglio
spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”.
E, poi: esiste
veramente il tempo oppure – come qualcuno sostiene – è un’invenzione proprio
del calendario?
Perso il suo ruolo, al
quale ho accennato, di scansione del tempo in anni, mesi e giorni, o quello
affidatogli dalle massaie di una volta, che lo affiggevano in cucina e vi
annotavano le ricorrenze onomastiche e i compleanni, o le note per la spesa e i
debiti da saldare, il calendario è diventato un oggetto da collezione,
raffinato nella stampa e nelle immagini che propone.
Sul fronte
istituzionale, è famoso il calendario dell’Arma dei Carabinieri; su quello
aziendale, il calendario della Pirelli che, per molti anni ha proposto immagini di
donne belle straordinariamente, seppure in maniera inversamente proporzionale agli
indumenti tenuti addosso. Chi vuol togliersi lo sfizio di farsi un proprio
calendario, non ha che da andare dal fotografo. E molti lo fanno: le
casalinghe, le studentesse, gli atleti, e così via.
Il calendario, dunque,
è sempre più destinato a diventare un oggetto cult, un’icona sociale. Se
vogliamo, anche uno status symbol.
Gaetano Esposito, Tentazione (Napoli, Museo di Villa Pignatelli) |
In questo panorama così
diversificato, il calendario della Industria grafica e cartaria De Luca ha una
propria caratterizzazione, che va ad onore dell’azienda: quella di far
conoscere meglio i protagonisti dell’arte nel Salernitano tra Ottocento e
Novecento. Di contribuire al recupero della nostra memoria storica, che a volte
rischia di smarrirsi. E’ il frutto dell’amore per l’arte che contraddistingue
questa famiglia di imprenditori amalfitani, ormai stabilmente radicatasi nel
capoluogo, della passione per il collezionismo che Giuseppe De Luca è riuscito
a trasmettere prima ai fratelli poi ai figliuoli.
Il pittore scelto per
il 2013, Gaetano Esposito, è ritenuto, quasi unanimemente, l’artista di maggior
rilievo che il nostro territorio abbia espresso tra XIX e XX secolo. Insieme
con Ulisse Caputo, al quale la Provincia dedicò una bella mostra, in queste
stesse sale, curata in modo magistrale dalla professoressa Mariantonietta Picone Petrusa, che abbiamo il privilegio di avere con noi anche questa sera. Per
Gaetano Esposito, invece, Salerno non ha ancora fatto nulla. Il progetto al
quale sta già lavorando Marco Alfano – ve ne parlerà lui stesso – dovrà
rendergli giustizia.
Mi fermo qui. Non è mio
compito addentrarmi in temi che attengono alla storia e alla critica d’arte,
non ne ho la competenza, anche se, lo confesso, sono affascinato dalla pittura
di Esposito: sia dai ritratti, dalle scene di genere in cui la tecnica si fonde
con un descrittivismo virtuoso, sia dai
paesaggi in cui il mare, che pure da ragazzo lo terrorizzò, fa da protagonista.
Ma Esposito suscita interesse in me come uomo, complesso, poco socievole, si
dice, al punto da avere pochissimi amici. Un uomo, però, coerente, con saldi e
sani principi, se è vero che rifiutò le avances di una ragazzina che di lui
s’era invaghita. Lei, respinta, scelse il suicidio. Gaetano Esposito,
sconvolto, tormentato dal tragico epilogo di quella storia, non trovò altra
soluzione che imitarla, andando a mettersi, come nota Dell’Erba,
“anticipatamente nella tomba”.
Di questo, e di altro
ancora, parleranno la dottoressa Maura Picciau, soprintendente ai beni storici,
artistici etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino, la professoressa Picone Petrusa e Marco
Alfano, autore del calendario e di appassionati studi e ricerche sulla vicenda
umana e sul percorso artistico del maestro salernitano.
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