Sul Corriere della sera di giovedì 1
novembre, nella pagina Eventi, c’è un
servizio di Marco Gasperetti, che,
partendo dalla seconda edizione di Florens
2012, Biennale internazionale dei beni culturali e ambientali, che si tiene
a Firenze dal 3 all’11 novembre, affronta il problema della cultura, definita
da Giovanni Gentile, presidente
della Fondazione Florens, volano
economico e identità di un popolo. Tutt’altro,
quindi, rispetto alla infelicissima frase pronunciata da Giulio Tremonti, quando era ancora ministro dell’economia: “La cultura non si mangia”. Sembra,
però, che pochi ancora se ne rendano conto. Né il governo, che con la spending review ha ridotto drasticamente
i fondi per i Beni culturali, né la regione, e neppure i comuni. Che, è vero, devono
fare i conti col patto di stabilità, che ne paralizza le iniziative, ma
potrebbero quanto meno porre più attenzione alla tutela del paesaggio e al
miglioramento della qualità della vita. Se l’abusivismo edilizio dilaga, tanto
che le forze dell’Ordine sono costrette a operare sequestri a ritmo quasi
quotidiano, vuol dire che la prevenzione è pressoché assente. Eppure – lo leggo
nell’articolo del Corriere - Mauro Agnoletti, docente di
Pianificazione del territorio agricolo e forestale dell’università di Firenze e
coordinatore della commissione paesaggio del ministero, non ha dubbi: sarà
proprio il paesaggio a dare un nuovo impulso al Bello redditizio. “Ma la scommessa – aggiunge - è quella
di capire qual è il valore aggiunto che solo i nostri paesaggi possono offrire
senza concorrenza. Un esempio? I terrazzamenti delle Cinque Terre, spettacolo
visivo eccellente ma anche humus per la produzione di vino e olio. O ancora i
noccioleti della Campania, i frutteti dell’Irpinia, i limoneti della Costiera
Amalfitana. Dobbiamo sostenere anche questo patrimonio contro la
globalizzazione delle colture che rendono il territorio uguale ovunque”.
Altri settori
d’intervento: i musei, i siti archeologici, ci aggiungerei le biblioteche, la piena
fruibilità dei beni culturali e le peculiarità di ciascun territorio (storia, tradizioni,
artigianato, ecc.) senza trascurare quelle enogastronomiche. Meno male che,
almeno in questo campo, qualcosa si sta facendo.
Nessun commento:
Posta un commento