Questa notte di Halloween, lo confesso, a me non
piace proprio. Per niente. Anche se, come ricorda Roberto De Simone - lo
leggevo poco fa sul Corriere del
Mezzogiorno -, ha qualcosa in comune con le nostre tradizioni: quella, ad
esempio, che ai miei tempi si raccontava ai bambini: la notte di Ognissanti le
anime dei defunti tornano sulla terra per restarci fino al giorno dell’Epifania.
In quel caso, però, c’era poco da divertirsi: anzi, ne eravamo terrorizzati.
Gli adulti no, perché si sentivano addirittura rincuorati dalla supposta
presenza - invisibile e impalpabile - dei
propri cari trapassati.
Mi piace la zucca, la preparo in tanti modi, ma
vederla mostruosamente svuotata e intagliata mi dà fastidio. E mi dà fastidio pure il "macabro" divertimento proposto da Halloween.
E poi mi chiedo: possibile che dobbiamo recepire
queste “contaminazioni” che ci arrivano dall’esterno? Qui si tratta proprio di “una
forma di colonizzazione economica del nostro paese”, ha osservato qualcuno.
Comprendo l’irritazione della Chiesa per la “sconsacrazione” della ricorrenza
di tutti i santi. La Chiesa cattolica
polacca definisce Halloween una manifestazione satanica, "frutto della propagazione dell’occultismo e
della magia", che ha "le sue radici nell’adorazione pagana degli spiriti e di
un dio celtico della morte". "Con la scusa di divertirsi", aggiunge, "si
invitano i bambini e gli adulti a praticare l’occultismo, e questo è in
contraddizione con la Chiesa e con la vocazione cristiana".
Resta da sottolineare che la scristianizzazione della
nostra società, e il consumismo imperante, nonostante la recessione economica,
hanno già portato alla trasformazione delle principali ricorrenze religiose in riti pagani. Cito un sito internet: l’Epifania s’è trasformata
nella Befana, “una sorta di strega, che cavalca di notte una scopa – come nelle
peggiori tradizioni dei Sabba satanici – portando doni ai bambini"; il carnevale non è più un momento di preparazione della quaresima; il
lunedì dell’Angelo s’è trasformato nella pasquetta, destinata alle gite
fuori porta; la stessa festa dell’Assunzione ha perduto il suo significato più alto, quello di celebrare l'ascesa al cielo in carne e ossa della Mamma celeste, ed è intesa per lo più come ferragosto, occasione di baldorie e ricche libagioni.
C’è
stata, è vero, una profonda rivoluzione, dovuta alla globalizzazione, alla evoluzione dei costumi, al mutato quadro
politico. Ma anche, mi rincresce di doverlo rilevare, a un certo lassismo della Chiesa, soprattutto a livello di parrocchie, definite dallo stesso Sinodo dei Vescovi “gigante addormentato”
che, però, e speriamolo vivamente, “si sta risvegliando”. Nel messaggio finale
dell’assemblea dei vescovi trovo: “Non c’è uomo o donna che, nella sua vita, non si ritrovi, come la
donna di Samaria della pagina del Vangelo (cf. Gv 4,5-42), accanto ad un pozzo
con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più
profondo del cuore, quello che solo può dare significato pieno dell’esistenza.
Molti sono oggi i pozzi che si offrono alla sete dell’uomo, ma occorre
discernere per evitare acque. Urge orientare bene la ricerca, per non cadere
preda di delusioni, che possono essere rovinose. Come Gesù al pozzo di Sicar,
anche la Chiesa sente di doversi sedere accanto agli uomini e alle donne di
questo tempo, per rendere presente il Signore nella loro vita, così che possano
incontrarlo, perché lui solo è l’acqua che dà la vita eterna”. Occorre che gli "addetti ai lavori" (e ciascun credente per la propria parte) ne prendano coscienza.
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