“Il ricordo è l’unico paradiso dal quale non
possiamo venir cacciati” è il motto di questo blog, preso in prestito da Jean
Paul (pseudonimo di Johann Paul Friedrich Richter, scrittore e pedagogista
tedesco (Wunsiedel, 21 marzo 1763 – Bayreuth, 14 novembre 1825). Il ricordo è
sempre riferito a qualcosa che ha segnato il mio (nostro) percorso di vita in
modo indelebile e che, perciò, riaffiora prepotentemente, con la sua carica di
nostalgia e di rimpianto, in determinate situazioni.
Da ragazzo – l’ho già scritto, ma mi piace tornarci
su - abitavo ad Amalfi nel cuore della
Valle dei Mulini (dove sono nato e cresciuto, e poi ci ho lavorato per molti
anni, fino al pensionamento). La mia
casa era all’ultimo piano del palazzo Anastasio, là dove una lunga
scalinata – un migliaio di gradini o forse più – s’impenna per arrivare a
Scala, passando per Pontone e Minuta. Non ho dimenticato i nomi, oggi desueti
(come la strada, frequentata solo dagli amanti del trekking, per lo più
stranieri), che caratterizzavano certi luoghi: Sott’ ‘e grotte, ‘Ncopp’ ‘o
purteciello, Fòre ‘o tuoro, ‘A pónta ‘e
priéce, San Giuvanne, San Felippo, Sant’Eustachio.
Compravamo il pane da Gennarino Muoio, che aveva il
forno - subito dopo il largo Spirito Santo e il supportico San Giuseppe dalle
belle pareti affrescate (demolito negli
anni sessanta per lasciare spazio alla strada rotabile) - all’angolo tra quelle
che allora si chiamavano via Fiume e salita Lauro, dirimpetto alla ghiacciera
di don Nicola Milano, che occupava il lato opposto del torrente Canneto, dove
poi s’è costruito l’edificio scolastico,
raggiungibile attraverso un esile ponticello. Il negozio di vendita, gestito
dalla moglie Rosa – Gennarino e Rosa formavano una coppia collaudata: avevano
messo al mondo una diecina di figli – era in via Pietro Capuano, accanto al
cortile dove parcheggiava il camion ‘o Pollidro (detto così, il puledro, per la
capacità che aveva di correre alla guida dell’automezzo sulla stretta e dissestata strada
della costiera).
Il pane era eccellente, sia per la farina
adoperata, sia per la cottura, sia per l’abilità del panettiere. Il forno
trovava alimento in profumate fascine di lecci e di castagni, portate giù a
spalla - ed era per lo più compito delle donne -, con una fatica incredibile, dalle montagne di Scala.
La classica pizza margherita |
Da allora, il 2 novembre, ho continuato a mangiare
la pizza (di solito, margherita). Lo farò pure venerdì. Ovviamente, essa non è più quella di Gennarino
Muoio che resta (certamente lo era), nel mio immaginario, di una bontà
assoluta, inimitabile.
L’accostamento tra la pietanza e la commemorazione
dei morti nessuno me lo ha mai spiegato.
Penso che, evitando di applicarsi ai fornelli, le nostre mamme e, prima di
loro, le nostre nonne potevano dedicare più tempo al culto dei cari
defunti. Ad Amalfi la visita al cimitero
era (ed è) faticosa, perché impone
l’arrampicata su una montagna di scalini. Il sindaco, che domenica scorsa ha
inaugurato i due ascensori che dal parcheggio Luna Rossa raggiungono il rione
sant’Antonio, ha assicurato che i lavori di costruzione dell’altro, ascensore,
quello per il cimitero, avviati da
decenni, saranno completati presto. Una promessa o una speranza?
© Sigismondo Nastri
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