Non mi capita mai di assistere, su Rai 3, alle riprese dalle
aule del parlamento del “question time”, la discussione di interrogazioni “a
risposta immediata” sui temi più disparati. M’è capitato, ahimè, quest’oggi. A
parte il fatto che la seduta si svolgeva in un’aula deserta, quello che mi ha
colpito è che di immediato non c’era proprio nulla. I ministri – di
scena, la Cancellieri, la Fornero e Giarda – hanno tirato fuori il foglio e si sono
limitati a leggere come scolaretti, e pure controvoglia (tanto che la Cancellieri è stata richiamata da un deputato per la sua scarsa attenzione a quel che lui si accingeva a dire), le risposte già scritte (ovvio, dalle
competenti direzioni generali dei dicasteri competenti).
Allora, mi chiedo, vale la pena di scomodare il
popolo dei telespettatori? A che pro? Per dare visibilità a parlamentari di secondo piano e far loro
acquistare credito nei rispettivi collegi? Non potrebbero, i rappresentanti
del governo, recapitare direttamente le loro risposte agli interroganti,
facendogliele trovare nelle cassette di posta?
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