Domenica scorsa, ad Amalfi, nella sala della
Biblioteca comunale, s’è svolta una giornata di studio sul tema “Città Costiera – Il futuro della Costiera
Amalfitana e la progettualità dei suoi comuni” alla quale – riferisce il
comunicato stampa firmato da Giovanna Dell’Isola – hanno partecipato “quasi
tutti i primi cittadini” dei comuni aderenti alla Conferenza dei sindaci della Costa d'Amalfi. M’insospettisce
quel “quasi tutti” seguito dalla ulteriore precisazione riferita ai comuni
aderenti alla conferenza dei sindaci: che
ci siano già delle defezioni? Spero proprio di no.
Il campanilismo è un nostro male endemico.
Difficile da combattere. Ci provò Angelo Di Salvio quando diede vita nel 1929
alla rivista Sirenide che, nell’editoriale, dichiarava di voler combattere il campanilismo, "residuo di vecchio mondo, di nefasta sorpassata
vita provinciale”. Povero Di Salvio, quel periodico non riuscì ad andare
oltre il primo numero. Gli tagliarono subito le gambe.
Dopo la guerra ci hanno provato altri, compreso il
sindaco di Amalfi Francesco Amodio, che negli anni cinquanta creò un Consiglio dei sindaci
della Costiera, quanto meno per affrontare insieme i più scottanti problemi sovracomunali. Ma
con molte difficoltà e scarsi risultati!
Tornando all’incontro tenutosi domenica ad Amalfi,
coordinato dal sociologo Domenico De Masi, che della costiera conosce bene uomini e cose, leggo nel documento pervenutomi che “particolare
attenzione è stata dedicata all’analisi puntuale delle opportunità che la
Costiera può mettere in campo come soggetto collettivo. Le sue stesse
differenze possono rappresentare un punto di forza se incanalate in un percorso
unitario progettato in funzione di un ulteriore sviluppo complessivo. Dall’incontro
– solo primo di una serie in programma – sono emerse la volontà e l’opportunità
di sostituire la logica autolesiva del ‘campanile’ con la visione complessiva
del territorio. Con questo spirito verrà raccolta l’ambiziosa sfida della
candidatura della Costa d’Amalfi, intesa come città-rete, a ‘Capitale Europea
della Cultura 2019’. Per vincere questa sfida saranno mobilitate le migliori
intelligenze e professionalità legate al comprensorio”.
Che sia la volta buona? Per quanto mi riguarda, resto pessimista.
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