In tempo di ruberie, festini, orge, di
inchieste giudiziarie che rischiano di mettere a ferro e a fuoco tutta l’Italia, già allo
stremo per la crisi finanziaria, la mancanza di lavoro, la difficoltà (per tante
famiglie) di far fronte al costo della vita, che cresce a dismisura, desta certamente
impressione il brano della messa di questa domenica, tratto dalla lettera di san Giacomo apostolo (5,1-6):
“Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi!
Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il
vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si
alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato
tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto
sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei
mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri
e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e
ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.”
Una dura filippica,
attualissima alla luce delle cronache quotidiane, contro la cupidigia di chi
insegue, col potere, il denaro e ne fa un uso distorto, disonesto, non dissimile da quella pronunciata da Gesù Cristo nel "discorso della montagna": "... guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete
afflitti e piangerete".
Come ha detto oggi il Papa all’Angelus, citando Cesario d’Arles, “la ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione". Quanti esempi ci sarebbero da fare, a questo riguardo!
Come ha detto oggi il Papa all’Angelus, citando Cesario d’Arles, “la ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione". Quanti esempi ci sarebbero da fare, a questo riguardo!
"Le parole dell'apostolo
Giacomo - ha sottolineato Benedetto XVI -, mentre mettono in guardia dalla vana
bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella
prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e
moralità, a tutti i livelli".
C'è un'esigenza di moralità e di onestà, nella vita pubblica, ormai improcrastinabile. Ma, in un paese che sembra destinato alla rovina, non credo proprio - ahimé! - che questi appelli (gli stessi che furono lanciati all'epoca di "mani pulite", venti anni fa) trovino molte orecchie disposte ad ascoltarli.
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