Il dottor Nicola d’Amato, che s’è
spento a Roma il 27 luglio scorso fa alla veneranda età di 92 anni, era un gran
signore: non solo per appartenenza familiare (il padre, Vincenzo, medico condotto, è ancora nella memoria e nel cuore degli abitanti di Scala), ma soprattutto per formazione e
stile. Conservo ancora una sua lettera, inviatami per ringraziarmi di un articolo
col quale avevo ricordato il fratello, don Cesario, già abate di san Paolo a
Roma e appassionato cultore della storia del territorio amalfitano.
Nato a Scala il 4 gennaio 1914, aveva
compiuto i primi studi nel Seminario di Amalfi (in costiera, allora, il sistema
scolastico pubblico non andava oltre le elementari) per laurearsi poi in
giurisprudenza all’Università di Napoli (nel 1937). Dopo di che, frequentò la Scuola Allievi
Ufficiali a Spoleto. A fine corso fu assegnato, col grado di sottotenente di
complemento, al 19° Reggimento di artiglieria di stanza a Firenze. Qui si
iscrisse alla facoltà di Scienze Politiche e dopo il congedo conseguì questa seconda
laurea. A fine settembre del 1940 chiese di arruolarsi come paracadutista.
Partì da Napoli sulla nave “Esperia” per Bengasi e venne inviato sul fronte
marmarico ad un ospedale da campo: il Nucleo Chirurgico “attendato” a stretto
contatto con la linea di fuoco per l’immediato intervento chirurgico sui
militari feriti.
Il 4 gennaio 1941, insieme ad
altre 40.000 persone, fu fatto prigioniero dagli Inglesi a Bardia e trasferito
attraverso l’Egitto sul canale di Suez, da dove i prigionieri furono imbarcati
e portati in India, prima nella regione del Bengala, poi alle pendici
dell’Himalaya.
Tornò in Italia il 28 ottobre
1945. Partecipò con successo a due concorsi per funzionari banditi dal
Ministero dell’Interno, risultandone vincitore. Fu destinato prima alla
questura, poi alla Prefettura di Ascoli Piceno, dove per più di un anno svolse
le funzioni di Capo di Gabinetto del Prefetto.
Di qui fu trasferito nella Capitale.
Lavorò al Ministero e successivamente,
nel 1955, fu distaccato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove svolse
vari incarichi di carattere direttivo amministrativo: fu Capo del personale, ed
infine Vice Capo di Gabinetto con i governi Moro, Leone, Rumor, Colombo,
Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani e Craxi. Il 4 gennaio 1984,
raggiunti i limiti d’età, fu collocato a riposo, il 4 gennaio 1984, con la
qualifica di Presidente di Sezione della Corte dei Conti.
A Scala aveva casa, ci tornava sempre con piacere, anche per
lunghi periodi, stimato, rispettato e
voluto bene dai suoi concittadini.
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