Jeff Lorber |
C'è grande attesa nel golfo di Policastro per
l’inizio dell’Ispani Jazz Festival, giunto alla sua X edizione: è la rassegna voluta dal sindaco Edmondo Iannicelli e dal suo assessore allo
spettacolo Michele Morabito, coadiuvato dal giovanissimo assessore al turismo
Francesco Milo, con la collaborazione del presidente della Proloco di Giuseppe Cristoforo Milo
e la direzione artistica del Band leader Gerardo Di Lella, reduce dall’
incisione del suo ultimo lavoro per la Universal Classics “Napoli & Jazz”,
con 12 stelle ospiti. Il cartellone che vedrà tre serate, svolgersi senza soluzione
di continuità, dal 6 al 12 agosto, nel comune di Ispani e nelle due
frazioni Capitello (marina) e San Cristoforo (montana), avrà una programmazione molto variegata, che spazierà dalla fusion di Jeff Lorber, al vibrafono di Mark Sherman, per chiudere con
l’omaggio di Stefano Reali alla figura innovatrice di George Gershwin.
Il festival avrà inizio lunedì 6 agosto nei giardini della ridente Capitello, che ospiterà alle ore 22 il tastierista Jeff Lorber, con il
suo quartetto composto da Eric Marienthal al sax alto, Jimmy
Haslip al basso e Gary Novak alla batteria, per proporre il progetto Galaxy. Il re della fusion, infatti - proprio a Lorber si deve probabilmente
l’adozione ufficiale di questo termine, quando nel 1977 lo ha inserito nel nome
della sua band -, torna a rivisitare dopo tanti anni un sound, quello
della jazz-fusion music, che lui stesso ha contribuito a far nascere: e mentre
tanti musicisti della fusion stanno ormai abbandonando le sonorità elettroniche
per quelle acustiche, Lorber raddoppia il successo del 2010 di Now is the
time, con Galaxy, in cui gli arrangiamenti e i “solo” sono di chiaro
stampo jazzistico e richiedono molta abilità esecutiva e interpretativa, come è
giusto aspettarsi da musica di grande qualità, le cui strutture semplici
e le stesse melodie conservano l’aspetto migliore del pop, mentre groove e
ritmi sono travolgenti e intuitivi, complessi da scrivere, ma comunicativi e
facilmente fruibili per l’ascoltatore.
Eric Marienthal |
I pezzi che infiammeranno la platea di
Capitello - continuo a leggere nel comunicato stampa, inviatomi dalla collega Olga Chieffi, specialista nella materia: io non sono un intenditore di musica - saranno Live Wire, sette minuti di riff spiraliformi e ritmi
funk, e una ricca e divertente versione di Wizard Island, chiaramente
pensata per far sbizzarrire i musicisti proprio nelle jam dal vivo.
Sabato 11 agosto, nella piazza Nuova di San Cristoforo, sempre alle ore 22, sarà di scena il vibrafonista Mark Sherman, il quale incontrerà il
trio del bassista Antonio De Luise con Alessandro Castiglione alla chitarra e Giampiero Virtuoso alla batteria. Il gruppo con vibrafono e ritmica ci riporta sempre indietro
ai grandi Milt Jackson e John Lewis. Qui invece abbiamo a che fare con un altro
modo di interpretare il dialogo fra questi due strumenti: pieno di vitalità e
swing, memore delle recenti evoluzioni sui rispettivi strumenti (Sherman suona
volentieri con le quattro bacchette) e con grande libertà dei solisti. Si
tratterà di esecuzioni lunghe, che rifletteranno l'atmosfera live, le
vibrazioni del pubblico, la carica dei musicisti colti in un momento di grazia
difficile da replicare. Sherman ha studiato in gioventù batteria con Elvin
Jones e poi anche con Joe Locke, un vibrafonista dallo stile muscoloso. Come si
vede un ottimo curriculum, che già lascia intravedere quelle che sono le sue
caratteristiche, che verranno ben messe in evidenza da una ritmica che renderà
palpabile il concetto di swing e di quali, nonostante la globalizzazione di
scuole e metodi musicali, siano le differenze fra il jazz prodotto in Europa e
quello made in USA.
Marc Sherman |
Gran finale, domenica 12 agosto, nell’abituale cornice della Villa Olga di Ispani, affidata al quartetto
del pianista Stefano Reali, che unitamente alla
vocalist Flavia Astolfi, Stefano Nunzi al contrabbasso e Giovanni Campanella alle percussioni, rileggerà il song-book di George
Gershwin. Una serata, questa, che vuole essere un viaggio tra i songs più
famosi di questo maestro della musica contemporanea, che ha lavorato in campi,
culture, e continenti diversi, che in realtà è stato reso celebre a causa dell’irripetibile
risultato popolare ottenuto, e che sembra perdurare nel tempo, senza mai
passare “di moda” delle sue melodie. I songs nati come canzoni tratte dalle sue
commedie musicali hanno raggiunto un obbiettivo raro, nella storia della
musica: chiunque al mondo li ascolti, anche solo per poche battute, li
riconosce immediatamente, riassaporando quella gioia che solo un autentico
evergreen sa trasmettere, sin dalla prima volta che lo si sente. Stefano Reali
aprirà, tra un’esecuzione e l’altra, il dialogo con il pubblico, per
illustrare l’influenza del blues e della musica afroamericana nel mondo
culturale ebraico-russo-europeo, la cui miscela ha dato vita non solo al
cosiddetto jazz sinfonico, ma a gran parte della musica pop del Novecento.
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