Gore Vidal è morto ieri nella sua casa di Los Angeles, per le
conseguenze di una polmonite. Aveva 86 anni. Autore di saggi, romanzi, testi
teatrali, trilogie storico-politiche, sceneggiature per il cinema e la
televisione, era considerato la coscienza critica della società statunitense. Fece scandalo, nel 1948, con "The city and the pillar" (La statua di sale), nella quale raccontò in modo esplicito la storia d'amore di un ragazzo con un suo coetaneo. Tra le sue opere, pubblicate anche in Italia, ricordo: i romanzi "In diretta dal Golgota" (Longanesi 1992), "L'eta dell'oro" (Fazi 2001), "Impero" (Fazi 2002); i saggi "La fine della libertà: verso un nuovo totalitarismo?" (Fazi, 2001), "Democrazia tradita: discorso sullo stato dell'Unione 2004" (Fazi, 2004), "E domani ancora guerra: la crisi dell'impero Usa" (Datanews 2007); i libri di memorie "Palinsesto" (Fazi 2000), "Navigando a vista" (Fazi 2006).
Aveva venduto la sua villa a Ravello, La Rondinaia, dove era
solito trascorrere lunghi periodi (anche sei mesi di fila) dell’anno, per tornare definitivamente in
America, dopo la morte del suo compagno
di vita, Howard Austen, avvenuta nel 2005. Cominciava a essere afflitto da
problemi fisici: “Non riesco più a
camminare quel chilometro fino alla piazza del paese”, confidò nell’autunno del
2002. Ma già nel marzo del 1996, ancora convalescente per un intervento chirurgico subito in America, era
stato colpito da una grave emorragia intestinale. Fu salvato dal tempestivo
ricovero all’ospedale di Salerno.
Della cittadina della costiera era cittadino onorario. Una
volta, alla domanda postagli dal giornalista Giovanni Russo, “Come mai ha
scelto di vivere a Ravello?”, rispose: “Mi piace perché sono sempre un meridionale
nella mia vita, anche se un meridionale della California e se la mia famiglia è
nordica”, originaria del Friuli. “A Ravello
mi riposo, sto bene, vado a piedi fino ad Amalfi e poi ritorno in autobus e mi
godo uno dei paesaggi più belli del mondo”.
In Costiera era venuto per la prima volta nel 1948, con
Tennessee Williams, in jeep, e lo aveva affascinato la bellezza di questo territorio. Poi, quando, nel 1972, gli capitò di leggere
su un giornale l’annuncio che a Ravello si vendeva una villa, decise
subito di acquistarla. Non è la più bella,
sosteneva, ma quella che più mi assicura solitudine e ombra. Da lì –
aggiungeva – è pressoché invisibile l’inferno disumano che ha rovinato la costa
campana. A parte l’ammucchiata di palazzi sul lungomare di
Maiori, che gli faceva un po' storcere il naso.
La Rondinaia, già dépendence di Villa Cimbrone, è una
splendida costruzione aggrappata alla montagna, a picco sul mare. Gli piaceva
sottolineare che, da quella casa, si gode lo stesso panorama che si ammira dal celebre Belvedere. “L’impressione
è di volare sul mare, quello che vedo è un puro distillato non tanto dell’Italia
quanto della Magna Grecia, vedo e sento quello che doveva vedere e sentire
Ulisse”. A Carlo Franco, nel 2000,
manifestò la sua gioia di stare a Ravello. “Fuori da questo posto c’è molto
veleno – disse -, è meglio evitare ogni possibile contagio”. E lanciò un
ammonimento: la divina costiera non deve smarrire il suo spirito, che è
quello di “una perfetta, delicatissima combinazione di bellezze naturali,
memorie storiche e modelli culturali che consentono una rara qualità della vita”.
Non sempre se n’è fatto tesoro.
© Sigismondo Nastri
© Sigismondo Nastri
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