martedì 17 luglio 2012

QUELL'AGOSTO DEL 1962: LA LUNGA VACANZA IN COSTIERA DELLA FIRST LADY D'AMERICA


C’è una foto, rimasta esposta per più di quarant’anni nel bar san Domingo (che ora ha chiuso i battenti), in fondo alla piazza del Duomo di Ravello. Ritrae il presidente degli Stati Uniti John Kennedy, insieme con Jacqueline, colti dall’obiettivo in uno dei loro momenti più felici. La dedica della First Lady d’America è per Emilia Palumbo, “con tanti ringraziamenti per gli occhi dolci più deliziosi del mondo”. In tre settimane di soggiorno nella cittadina della costa d’Amalfi la bella Jackie aveva fatto grandi progressi nell’apprendimento della nostra lingua. E questo perché lei, pur “imprigionata” da rigide misure di sicurezza, amava forte il contatto con la gente. Le preoccupazioni non erano certo legate alla situazione interna dell’Italia, ancora tranquilla. Gli Stati Uniti, però, venivano dal duro braccio di ferro con l’Urss, per via delle basi missilistiche a Cuba. Il presidente si era mostrato tanto risoluto nel gestire quella crisi da far temere un conflitto. Riuscendo, alla fine, a far smantellare le postazioni sovietiche. Rimaneva pur sempre il rischio di attentati. A Ravello, Jacqueline fu ospite della sorella, principessa Radzwille, in quella stessa Villa Episcopio che ha un ruolo non secondario nelle vicende di “Salerno Capitale”. Fu lì che il 24 aprile del 1944 prestarono giuramento, nelle mani del re Vittorio Emanuele III, i ministri del primo governo post-fascista presieduto dal maresciallo Badoglio. Lei doveva rimanervi due settimane. Vi restò quasi un mese, con la piccola Caroline e un seguito composto da bambinaia, segretaria e due poliziotti del servizio di sicurezza. Il sindaco, Lorenzo Mansi, le conferì la cittadinanza onoraria. Lei aveva trentatrè anni ed era bellissima. Ogni mattina prendeva posto su una Fiat 600 decappottabile, targata TO 375219, messa a sua disposizione dalla Fiat. Arrivava ad Amalfi dove, al molo Pennello, s’imbarcava su un motoscafo che la conduceva alla spiaggia di Conca dei Marini. Lì era attesa dai D’Urso e dagli Agnelli. Faceva lunghe nuotate e praticava lo sci nautico, sport che prediligeva.
Il sindaco di Ravello, Lorenzo Mansi, conferisce a Jacqueline Kennedy la cittadinanza onoraria
Di solito, il rientro a Ravello avveniva dopo il tramonto. Il 30 di agosto, Jacqueline si trattenne a cena nella villa dei D’Urso, alla Marina di Conca, deliziata dalle specialità culinarie locali. Era già notte quando, sulla via del ritorno a Ravello, ordinò all’autista di imboccare, all’uscita della galleria di Atrani, la strada che scende giù in piazzetta. Il mutamento di percorso, non previsto dal protocollo – scrisse Umberto Belpedio, testimone oculare, inviato del “Roma” – trovò impreparati gli uomini del servizio di scorta che aprivano il corteo. I motociclisti della Polizia Stradale si accorsero soltanto in località Castiglione, al bivio per Ravello, di essere stati “staccati” dalle auto della First Lady d’America, che s’erano dirette invece allo “chez Checco”, un po’ taverna un po’ night club, situato nel cuore antico di Atrani: frequentato, allora, dal “jet set” internazionale. Vi giunse all’improvviso con la sorella e il cognato, in compagnia di Alessandro D’Urso, Gianni Agnelli, il principe Ruffo di Calabria. Caterina Lingens, proprietaria del locale, quasi sveniva dall’emozione. Mandò subito a chiamare il sindaco, che  non si fece vedere. Affidò quindi a una bimba il compito di offrire a Jacqueline un fascio di fiori. “Benvenuta signora Kennedy” riuscì a dire la piccola con un filo di voce. Lei ballò scalza fino a notte inoltrata. Pippo e Gianni, i due chitarristi dello “chez Checco”, le dedicarono una canzone. Jackie si esibì al microfono. Cantò “Dove sta Zazà”. Aveva detto, entrando, “Qui non voglio essere la First Lady. Voglio vivere una serata come Jacqueline”. Dimostrava di conoscere e apprezzare le nostre canzoni, quelle napoletane in particolare. A Ravello aveva al suo seguito un cantante originario di Minori, Enzo (da lei ribattezzato Ezio) Lembo, emulo di Perry Como, che aveva avuto modo di apprezzare a Palm Beach. Le piaceva soprattutto ascoltare “Accarezzame”.
Allo “chez Checco” aveva chiesto che non fossero ammessi i giornalisti. Rimasero fuori. Caterina fu di parola. Rispettò rigorosamente l’impegno, rinunciando a sostanziose offerte in dollari. Lei si scatenò nel ballo, a piedi nudi, fino alle prime luci dell’alba, divertendosi come forse non le era mai accaduto. La stessa notte la notizia fu catapultata dalle agenzie e dagli operatori dei mezzi d’informazione nei cinque continenti. Il nome di Atrani, e le immagini più suggestive del suo paesaggio (la piazzetta con la facciata della chiesa del Salvatore, le cupole maiolicate e il campanile della Maddalena), arrivarono in tutto il mondo.
© Sigismondo Nastri


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