Ilaria D'Amico |
Sono stato, in mattinata, alla
celebrazione dei 50+1 anni delle Arti Grafiche Boccia s.p.a. nella zona
industriale di Salerno. C’era il gotha della finanza e dell’imprenditoria
italiana, a cominciare dalla presidente di Confindustria (ancora per pochi
giorni) Emma Marcegaglia, che ha concluso, con un appassionato intervento –
appassionato nei toni, forte nei contenuti – una tavola rotonda sulle nuove
sfide della filiera della carta. Alla discussione, moderata da Ilaria D’Amico,
hanno partecipato: il presidente della
Banca Nazionale del Lavoro Luigi Abete; il presidente della Federazione
italiana editori giornali Giulio Anselmi; il presidente dell’istituto di
ricerca AASTER Aldo Bonomi; il vice presidente della Commissione Attività
Produttive della Camera dei Deputati Raffaello Vignali; il presidente della
Symbola Fondazione per le qualità italiane, Ermete Realacci; l’autore
del libro fotografico celebrativo dell’evento, Luca Campigotto.
Una prima considerazione.
Dipendesse da me proporrei la conduzione di Ilaria D’Amico a tutte le scuole di
giornalismo, come modello didattico. Elegante, brillante, concreta – come lo è
sempre nei suoi programmi televisivi, sia quelli di sport sia quelli di
approfondimento politico-culturale -, ma soprattutto capace di indirizzare i
vari interventi nel modo più intelligente, senza che la folta platea – composta per
lo più da imprenditori, italiani e stranieri, ma anche da operatori dei media –
avesse a stancarsene.
Cav. Lav. Orazio Boccia |
In apertura dei lavori è stato
letto un messaggio di compiacimento del presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, che ha fatto pervenire una targa ricordo. A rappresentare le
istituzioni locali, il sindaco Vincenzo De Luca (“arriva da Salerno e da questa
azienda – ha dichiarato - un messaggio di fiducia all’Italia in un momento in
cui le istituzioni continuano a parlare e non decidere”) e il presidente della
Provincia Edmondo Cirielli. Espressioni beneauguranti
sono state rivolte alla famiglia Boccia anche da Giuseppe Mussari, presidente
dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI); Alberto Meomartini, presidente di
Assolombarda; Luigi Brugnaro, presidente di Confindustria Venezia.
Vincenzo Boccia |
Il fondatore, cavaliere del
lavoro Orazio Boccia, ha raccontato il “lungo percorso di combattimento” che ha
dovuto affrontare – lui, che ha avuto un’infanzia difficile - da quando decise
di aprire una piccola tipografia, dotata allora di una semplice macchina “pedalina”.
Oggi, come ha ricordato il figlio Vincenzo, amministratore delegato dell’azienda
e vice presidente di Confindustria, la Arti Grafiche Boccia s.p.a. stampa
quotidiani, riviste specializzate, cataloghi, prodotti per la grande
distribuzione organizzata, etichette per i comparti dell’agroalimentare, del
beverage e del pet food. Ha impianti all’avanguardia e, oltre alla sede produttiva di Salerno, è presente a Londra,
Parigi, Roma e Milano. In dieci anni, dal 2001 al 2011, il fatturato è passato
da 9 milioni di euro a 45 milioni. Contemporaneamente, il numero di occupati è
salito da 65 a 230.
Emma Marcegaglia |
Un’azienda proiettata nel futuro,
ha insistito Orazio Boccia: “Non stiamo festeggiando i cinquant’anni trascorsi, ma quelli che
verranno”. Un’azienda – gli ha fatto eco Vincenzo Boccia – che ha un punto di
forza inimitabile: le 'persone' che ci lavorano, “con le loro competenze, il loro
spirito di squadra, il gusto della sfida, la voglia dell’approfondimento, della
formazione” e quella “di superarsi accettando e facendo propria la sfida del
futuro, la passione per il proprio lavoro”.
Azienda, quindi, intesa come 'comunità'. Non a caso, nel corso della discussione, sono state evocate la figura di Adriano Olivetti e la sua utopia di abbinare le logiche e i successi dell'impresa ad un progetto sociale. "Abbiamo voluto - ecco il messaggio, sempre attuale, trasmessoci da quell'imprenditore illuminato di Ivrea - che la natura e la luce accompagnassero la vita della
fabbrica per non trasformare nessuno in un essere troppo diverso da quello che
vi era entrato. Nel lavoro intelligente e scrupoloso dei nostri ottocento operai, nello
studio metodico e incessante dei nostri quindici ingegneri, c’è la certezza di
progresso che ci anima. La lealtà dei nostri lavoratori è il nostro attivo
più alto".
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