Venerdì sera, la processione di
Gesù morto rinnoverà uno dei momenti più solenni, e di più struggente
commozione, della tradizione religiosa della gente di Amalfi. Spente tutte le
luci elettriche, le insegne dei negozi e dei locali pubblici, abbassate le serrande,
il buio sarà rotto soltanto dalle torce che verranno accese agli angoli delle
strade.
Poi, dalla sommità della
scalinata del duomo, partirà il lungo corteo di “battenti” e, nella penombra,
il bianco delle tuniche, che coprono gli incappucciati fino ai piedi, il
luccichio delle candele, aumenterà la suggestione di una scenografia curata in
ogni particolare. E quando apparirà il simulacro del Cristo, circondato dagli
angioletti piangenti, sulla bara di oro zecchino condotta a spalle da uno
stuolo di “notabili” vestiti di scuro, in un movimento di lento, ritmico
ondeggiamento (quasi volessero cullare Gesù, rendendone più lieve il sonno
della morte), la processione assumerà i caratteri di un “realismo tremendo e
commovente”, secondo la descrizione fattane dallo scrittore inglese Robert
Gathorne-Hardy: “I vestiti bianchi, luminosi nell’oscurità, i fasci spinosi
(che circondano il capo dei “battenti”), lo scintillio delle luci, il suono
cupo, monotono del motivo ripetuto (Perdono mio dio / mio dio, persono /
perdono, mio dio, / perdono, pietà), residui scrupoli di incredulità, finché
l’incanto santo della cerimonia sembra essere diventato un tema indiscutibile
di vita naturale”.
Al seguito del Cristo, che viene
condotto al sepolcro, è la statua della Madonna Addolorata, con un fazzoletto
in mano e una spada che le trafigge il cuore. “Al suono della banda e alla luce
delle candele – scrive ancora R. Gathorne-Hardy – la dolcezza della Madonna e
il tragico realismo di Gesù sembrano trasfigurati. Sono un uomo morto e la sua
mamma in lacrime. Sono Dio e la Vergine”. Deposto Cristo nel sepolcro (nella
chiesa di s. Nicola dei Greci, a piazza Municipio), dove poi fino a notte il
popolo gli renderà omaggio passandogli davanti e baciandogli il piede, il
corteo funebre farà ritorno in cattedrale con la stua della Madonna che
precederà la bara vuota. E il canto assumerà toni ancora più angosciosi: “Sento
l’amaro pianto / della dolente Madre / che gira fra le squadre / in cerca del
suo ben”.
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