Maledetto petrolio! La Shell, se qualcuno non la ferma, è
pronta a effettuare trivellazioni in un’area di 21000 ettari, contigua al Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Vale a dire, un territorio che si
caratterizza per il rilevante interesse ambientale, la vocazione agricola e
zootecnica, la ricchezza di risorse idriche al servizio di un centinaio di
comuni, e per la presenza di due aree protette
(il fiume Sele e i monti della Maddalena) e di un sito di eccezionale importanza storico-artistica, già dichiarato patrimonio dell’Umanità
dall’Unesco (mi riferisco alla Certosa di Padula). Questo territorio, peraltro ad elevato
rischio sismico, è al confine tra Campania e Basilicata e comprende i comuni di
Atena Lucana, Montesano sulla Marcellana, Padula, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio,
Sassano e Teggiano (in provincia di Salerno) e Brienza, Marsico Nuovo, Paterno,
Tramutola (in provincia di Potenza).
Il problema s’era posto già nel 1997 quando un’altra
compagnia petrolifera, la Texaco, voleva aprire un pozzo a ridosso di
una montagna facente parte dei monti della Maddalena. La ferma opposizione delle
amministrazioni locali e dei cittadini scongiurò il pericolo.
La Certosa di Padula (foto: comune.padula.sa.it) |
Senonché il governo in carica, presieduto da Mario Monti, col decreto-legge n. 5 del 9 febbraio
scorso, recante "disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo", ha reso molto più agevole l'iter procedurale anche in un settore così delicato, qual è quello delle ricerche petrolifere. Ne ha
subito approfittato la Shell che, pochi giorni dopo, ha presentato alla Regione
Campania e ai comuni interessati la richiesta per compiere esplorazioni nel
sottosuolo.
Il Comitato No Petrolio nel Vallo di Diano non ha mancato di
farsi sentire, richiamando le parti in causa al rispetto della
Costituzione, laddove sancisce che lo stato deve tutelare l’ambiente: “L’ipotesi di impiantare questo tipo di
attività in un contesto come quello del
Vallo di Diano, abbondantemente antropizzato con una importante valenza
ambientale e culturale e con una così importante presenza di risorse idriche –
ha denunciato -, equivale a compiere un disastro ecologico e procedere verso lo
sterminio delle popolazioni locali”.
Occorre, secondo me, una mobilitazione forte: come avvenne negli anni ottanta, quando la Elf voleva
installare le sue piattaforme nello specchio di mare antistante la Costiera amalfitana. Scesero in campo tutti, proprio tutti:
Comunità montana, comuni, istituzioni culturali, imprenditori, lavoratori, studenti,
casalinghe, pensionati, come pure le associazioni
ambientaliste e i rappresentanti politici
del territorio alla Camera dei deputati, al Senato, alla Regione. La questione, dopo aver percorso le strade della giustizia amministrativa, approdò in parlamento. Il 9 gennaio 1991, finalmente, fu approvata una legge che vieta “prospezione, ricerca
e coltivazione di idrocarburi nelle acque del Golfo di Napoli, del Golfo di
Salerno e delle Isole Egadi", riconoscendo l'alto valore paesaggistico e ambientale dei luoghi. Quella vittoria è celebrata in un pannello di
ceramica, opera dell’artista portoghese Manuel Cargaleiro, collocato sulla parete esterna della chiesa di
san Nicola ad Amalfi, dal titolo “Io preferisco i fiori”.
Ho voluto ricordare la vicenda affinché se ne traggano stimoli, nel Vallo di Diano, per
portare avanti la nuova battaglia. Il mio auguro è che si ottenga lo stesso
risultato.
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