Dal 24 marzo Como ospita, a Villa Olmo, la mostra dedicata a
“La dinastia Brueghel”, che rimarrà aperta fino al 29 luglio. Un grande evento,
sulla scia di quelli che si sono succeduti dal 2004 al 2011: Miró, “alchimista del segno”; Picasso,
“la seduzione del classico”; Magritte, “l’impero delle luci”; gli
Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie; Chagall, Kandinsky, Malevič, “maestri
dell’Avanguardia russa”; Klimt, Schiele, “l’abbraccio di Vienna e i capolavori
del Belvedere”; Rubens e i fiamminghi; Boldini e la “belle époque”.
Alle prime due mostre (Miró e Picasso), firmate da Massimo
Bignardi e Luigi Fiorletta, ho avuto la fortuna di collaborare, occupandomi dell’editing dei rispettivi cataloghi, ma anche dando una mano nella fase dell'allestimento. Una bella esperienza, sotto tutti gli aspetti.
Quest’anno, dunque, nelle sale di Villa Olmo, splendida
dimora settecentesca, adagiata sulla riva del lago, è ancora di scena la grande pittura
fiamminga con ben settanta dipinti e trenta tra disegni e incisioni,
provenienti da importanti collezioni private e musei italiani e stranieri, quali il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Palais des Beaux arts di Lille,
il Tel Aviv Museum of Art, il Bonnefantenmuseum di Maastricht, la Pinacoteca
Ambrosiana di Milano, il Museo di Capodimonte di Napoli.
Il percorso espositivo - la mostra è a cura di Sergio Gaddi
e Doron J. Lurie -, ricostruisce, attraverso le opere, la feconda attività di una famiglia che occupa un ruolo
di primo piano nella storia dell’arte del XVI e XVII secolo. Basti citare
Pieter Brueghel il Vecchio, Pieter Brueghel il Giovane, Jan Brueghel il
Vecchio, senza però dimenticare i meno conosciuti Jan Peter Brueghel, Abrahm
Brueghel, Jan van Kessel I, Ambrosius Brueghel.
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