Atrani, S. Salvatore de Birecto (da: beniculturali.it) |
Un evento
auspicato e atteso da lungo tempo. Domenica 15 aprile, alle ore 12.00, riapre,
dopo un complesso e delicato intervento di restauro - attuato con meticolosa
attenzione dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed
Etnoantropologici e seguito passo passo dalla dottoressa Lina Sabino - la
Chiesa di S. Salvatore de Birecto che si affaccia, dall’alto di una scalinata,
sulla piazzetta di Atrani. Sarà possibile, così, ammirare il patrimonio di
opere d’arte che essa contiene, reso ancora più ricco dalle scoperte
architettoniche emerse durante i lavori. Da segnalare, in particolare, due
straordinarie sculture: la quattrocentesca Madonna con Bambino in legno
policromo, attribuibile alla bottega degli Alemanno, artisti tedeschi operanti
a Napoli, e la Madonna con Bambino e angeli, in legno policromo con tessuti
serici ricamati in oro, opera di eccellenti maestri napoletani del Settecento.
Ecco la descrizione del monumento, tratta dal sito ambientesa.beniculturali.it.
“La tradizione vuole che la chiesa di San
Salvatore de’ Birecto svolgesse ai tempi del ducato di Amalfi l’importante
ruolo di cappella palatina e che al suo interno avesse luogo la cerimonia
dell’investitura del Duca, con l’imposizione della berretta, nome da cui deriverebbe l’attributo della
chiesa. Nei secoli successivi, così come testimoniano le fonti documentarie,
conservò una funzione pubblica, in quanto divenne la sede dei parlamenti di
tutti i comuni dell’intero territorio costiero.
Pluteo di marmo con due pavoni |
Risalente presumibilmente alla
metà del X secolo, oggi è il risultato di interventi architettonici succedutisi
in epoche diverse. La facciata di gusto neoclassico prospetta su di un atrio
caratterizzato da una ariosa loggia trecentesca, con volte a crociera, su cui
sono ancora visibili tracce di antiche decorazioni policrome, poggianti su di
una colonna con capitello di reimpiego. Pregevole testimonianza della
munificenza dei nobili locali è, all’ingresso, la porta in bronzo con figure
ageminate d’argento (1087), realizzata a
Costantinopoli, come l’altra del Duomo di Amalfi, ed incorniciata da un portale
realizzato alla fine del XVIII secolo, in cui sono inseriti interessanti
pilastrini marmorei scolpiti, risalenti all’XII secolo. All’interno la chiesa è
costituita da tre navate, coperte da volte a botte, suddivise da pilastri, due
dei quali contenenti colonne con capitelli romani di reimpiego. La veste
attuale caratterizzata da cornici aggettanti e delicati stucchi floreali risale
agli esordi dell’ottocento, epoca in cui l’edificio subì un sostanziale
rifacimento. Essa conserva al suo interno un pregevole pluteo marmoreo con due
pavoni, di chiara ascendenza bizantina, databile al XII secolo e una grande
campana in bronzo del 1298. Ciò che rappresenta il più significativo e
monumentale ritrovamento dovuto ai recenti restauri è il bel loggiato, situato
all’ingresso, nell’aula rettangolare che precede le navate, costituito da un
intreccio di archi trilobati, sostenuti da esili colonne binate con capitelli a
crochet , di rimembranza islamica. Riferibile alla fine del tredicesimo secolo,
esso costituiva l’antico ingresso alla chiesa.”
Saluto l’avvenimento
con piacere, rammaricato solo di non poter essere presente. Esprimo il mio
ringraziamento più sentito a Lina Sabino ha coordinato e diretto l’intervento di restauro con rara sensibilità, grande tenacia, e quella professionalità che tutti le riconosciamo. La speranza,
ora, è che si trovi il modo di rendere fruibile il monumento, e non solo per pochi giorni.
Lo stesso discorso vale, ovviamente, anche per S. Maria de Olearia, a Maiori.
Le amministrazioni comunali non stiano a guardare e a battere le mani. Si diano
una scossa. L'arte e la cultura sono due elementi trainanti per il turismo e,
quindi, per l'economia del territorio.
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