Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, della Tutela del territorio e del
mare, è certamente un esordiente per quanto riguarda l’incarico di governo, ma
ha alle spalle vent’anni di esperienza come direttore generale di quello stesso dicastero (1991-2011). Non è un tecnico, e neppure un politico di primo pelo. Sorprende,
perciò, che si lasci andare a esternazioni a dir poco
impopolari, come quando ha dichiarato di essere favorevole a un ritorno del
nucleare, nonostante un referendum popolare ne abbia deciso l’accantonamento.
Ora tira in ballo gli organismi geneticamente modificati. Niente di male se si limita a
sostenere “che in Italia bisogna aprire
una seria riflessione che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola
sul ruolo dell' ingegneria genetica e di alcune possibili applicazioni degli
Ogm”. Ma quando aggiunge che “senza l'ingegneria genetica oggi non avremmo
alcuni fra i nostri prodotti più tipici” e che “il grano duro, il riso
Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D' Avola,
la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco sono stati ottenuti grazie
agli incroci e con la mutagenesi sui semi” non può non sapere che scatenerà un putiferio. Perché, oltre al danno d'immagine, rischia di creare ulteriori difficoltà a dei settori produttivi già colpiti dalla crisi economica.
Non entro nel merito della querelle perché non mi compete. Mi limito a dar notizia della decisa presa di posizione del presidente del
Consorzio di tutela del Pomodoro San Marzano dell’Agro Nocerino-Sarnese, Edoardo
Angelo Ruggiero, che in una lettera al ministro esprime il rammarico suo e
degli associati per l’accostamento agli Ogm del “re” del pomodoro: il San Marzano, scrive Ruggiero, è “un frutto
della nostra terra, un elemento unico e insostituibile della Dieta
Mediterranea, diventato l’emblema dell'economia campana nel mondo. Una
eccellenza che ha ricevuto, fra le prime in Italia, nel lontano 1996, il
riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.). Il motivo di
tanta bontà dipende dalle condizioni climatiche favorevoli e dal terreno
pianeggiante, reso fertile dai residui vulcanici del vicino Vesuvio, che ne
hanno permesso un notevole sviluppo. Un prodotto tipico che è coltivato ancora
oggi con le antiche tecniche agrarie”.
La specificità
del Pomodoro San Marzano dell’Agro Nocerino-Sarnese DOP – sottolinea il
presidente del Consorzio – è “solo ed esclusivamente il frutto del lavoro dei
nostri contadini che, con sacrificio e impegno, hanno conservato, difeso e
tramandato nel tempo questo ricchissimo patrimonio di biodiversità. Contadini
che coltivano i pomodori nel pieno rispetto di quanto indicato dal disciplinare
della Denominazione di Origine Protetta (DOP) e dell’antica tradizione campana".
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