venerdì 16 marzo 2012

LA MIA SOLIDARIETA' A GEORGE CLOONEY, ARRESTATO A WASHINGTON PER IL SUO IMPEGNO UMANITARIO


Non ho il piacere di conoscere George Clooney.  O, meglio, lo conosco per il suo lavoro di regista e attore cinematografico, per la sua love story (ormai esauritasi) con Elisabetta Canalis, per una simpatica pubblicità televisiva. Ma lo conosco, e lo apprezzo, soprattutto per l’attività a favore delle popolazioni martoriate del Sudan. So che da poco è rientrato dal Sud Kordofan, una delle regioni contese tra Sudan e Sud Sudan, teatro di una guerra fratricida. Proprio ieri, ricevuto alla Casa Bianca, aveva chiesto a Barak Obama di intervenire presso il presidente cinese Hu Jintao, l’unico che può far presa sul presidente sudanese Omar el Bashir (anche perché da lui la Cina importa petrolio), per evitare una catastrofe, che ci sarà di certo se non si riesce a farvi arrivare cibo e medicinali.  Il tempo stringe, non ci sono più di tre o quattro mesi di tempo, sostiene Clooney, che è andato pure a illustrare questa grave emergenza al Congresso americano.
Per tutta risposta, ieri lo ha arrestato, insieme al padre settantottenne e ad altre persone, tra cui deputati e leader di organizzazioni per i diritti umani, perché – mentre manifestavano a Washington davanti all’ambasciata del Sudan – avevano superato l’off limit imposto dalla polizia. Sul web scorrono già le immagini che lo mostrano in manette. In particolare, l’attore – lo leggo su www.corriere.it – stava chiedendo proprio che il governo sudanese autorizzasse l’ingresso in quel paese degli aiuti umanitari.
Come ho scritto sopra, non conosco Clooney, non sono un suo fan. Ma desidero manifestargli sentimenti di ammirazione e di riconoscenza per il suo impegno,  che – ne sono certo – riprenderà con maggiore convinzione e rafforzato entusiasmo appena superato questo momento di difficoltà.

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