Un amico, dal Belgio, mi ha scritto: “Devo chiederLe un piacere. Nel corso di uno dei miei brevi
soggiorni a Roma, ho scattato la fotografia che allego, ma non ricordo più
il nome di questo splendido bassorilievo e neppure la sua collocazione...”. Guardo
l’immagine, mi spremo le meningi, quella scultura la conosco, forse no,
ripeto tra me, poi mi convinco che non l’ho mai vista. Consulto qualche
libro che ho sotto mano e non ne trovo traccia. Mi arrendo. Rispondo all’amico, con rammarico, che non sono in
grado di dare una risposta alla sua domanda. Quasi contemporaneamente egli mi
fa sapere che la soluzione l’ha trovata da solo. E' il famoso "Trono
Ludovisi", conservato a palazzo Altemps, sede del Museo nazionale romano.
Meno male. Mentre penso alla brutta figura rimediata (e
impreco alla vecchiaia), ecco che, come per incanto, nella
mente recupero non solo il ricordo del bassorilievo, favorito ovviamente dalla
fotografia, ma anche la vivace querelle che esso suscitò tra la fine degli anni
ottanta e i primi anni novanta, quando Federico Zeri ne contestò l’autenticità.
La lastra di marmo, raffigurante Afrodite che nasce dal mare, sollevata da due
figure femminili (per alcuni, invece, si tratta di Persefone che risale dagli
inferi), fu scoperta “una domenica senza
testimoni del 1887 nei lavori di Villa Ludovisi (corrispondente agli Horti
Sallustiani)” e divenne subito uno dei pezzi più importanti della collezione
Boncompagni Ludovisi. Secondo gli esperti, essa risale al quinto secolo a. C. e
proviene dalla Magna Graecia, in particolare da Locri, dove pare rivestisse il
pozzo sacrificale del santuario a lei dedicato.
Zeri – studioso autorevole e
abile scopritore di falsi - sosteneva che il “Trono Ludovisi” era opera di un
abile copista del 1800, sul quale egli stava conducendo un'indagine complessa, allo scopo di identificarlo, e vi trovava evidenti affinità con un altro “trono”,
che pure giudicava falso, esposto nel museo of Fine Arts di Boston. "Ma non
vedete – esclamò in una trasmissione televisiva - che Afrodite ha un petto da popolana?".
Quando riferisco queste cose all'amico belga, che è un affermato ginecologo, oltre
che fotografo e appassionato d’arte, egli non rinuncia a fornirmi una sua valutazione di carattere professionale: i
seni di una donna sono impiantati, da ciascun lato dello sterno, sul muscolo pettorale.
Quando una donna alza le braccia posizionandole a 45 gradi, come nel caso della figura scolpita nel marmo, i muscoli pettorali spingono i seni in alto e all'infuori.
Ed è ciò che si rileva, in modo molto realistico, nel “Trono Ludovisi”. Perciò, viva Afrodite. Altro
che petto da popolana!
Nessun commento:
Posta un commento