Cosimo Budetta, che
spesso incrocio in strada, da quando si è stabilito a Salerno, l’altro giorno, cogliendomi di sorpresa, mi ha
manifestato l’intenzione di farmi un ritratto. Gli ho chiesto se voleva che mi
tagliassi la barba (che dovrò comunque tagliare: a mia moglie non piace). “No,
ha risposto, tieniti pure la barba, ti
sta bene”. Stamattina l’ho incontrato di nuovo e me lo ha consegnato. E’ su un
cartoncino tascabile (ne porta sempre con sé, insieme a penna e
matita). In calce, accanto alla firma, ha scritto: “Ritratto a memoria di
Sigismondo”. Non so come abbia potuto, senza avermi in posa davanti a lui, ma
io mi ci riconosco in pieno: nella fisionomia, nell’espressione, nello sguardo,
nelle pieghe del volto.

Sempre dall’articolo di
Donatella Trotta, uscito sul Mattino del 9 marzo 1997, apprendo che Cosimo (io non
mi sono mai spinto a chiedergli di lui: ci confrontiamo soprattutto su quello che ruota intorno a noi…) “ha
attraversato nel suo cammino diverse terre e mestieri – dai campi alla
fabbrica, dall’arte all’insegnamento, in Italia e in Olanda” -, prima di
ritirarsi in quel suo eremo, nel verde del Pollino, del quale ha sicuramente nostalgia. Lontano dal frastuono e dalle distrazioni (o distorsioni?) della città, la sua creatività si
esaltava.

E’ vero: “Solo una grande
capacità artistica e poetica e uno studiato amore per il bello e l’originale
può concepire il libro d’artista. E in quest’arte Cosimo Budetta esprime
sensibilità e tecniche, manifesta e plasma la carica di umanità che si porta
dentro”. Sanguineti, Dorfles, Munari, Barberi Squarotti, Ruffilli, Luzzi, e
altri che ora mi sfuggono, sono stati partner e destinatari dei suoi libri d’artista.
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Dorfles alla mostra di Milano (da: Vimeo.com) |
Che dire di più? Cosimo ha
collaborato a riviste educative e didattiche quali “C’era due volte…”, “Scuola e
didattica”, “Riforma della scuola”, “Il giornale dei bambini”. Suoi disegni
sono apparsi in molti volumi.
Tappe salienti del suo lungo percorso
artistico sono la creazione, in partnership, del laboratorio
“Dadodue” a Salerno, del “Gruppo di ricerca” a Pontecagnano (nel 1972). Poi le
mostre: a cominciare da quelle personali e collettive del 1957 a Pontecagnano e
Salerno, fino alla più recente, a Milano, già citata. Con una sottolineatura
per la mostra di Libri d’artista alla Biblioteca Universitaria Alessandrina e alla Biblioteca “A. Baldini”, a Roma, e poi
alla Galerie Satellite di Parigi nel 2005 e alla Biblioteca Vallicelliana due
anni dopo.
Con l’editore De Luca di Salerno
ha realizzato, su preziosa carta d’Amalfi, due volumi di grande pregio: “Il
corteo di Nereo” e “Eruttaiatture”: qui – prendo ancora in prestito le parole di Donatella Trotta – “la
grazia grafica e l’inesauribile vena fantastica, allegorica, metaforica si
coniugano con il gusto irridente e provocatorio del gioco”.
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