"Parlaci
di san Valentino", mi è stato chiesto. Non tanto del santo indicato in
calendario il 14 febbraio, quanto della “festa degli innamorati”, che
ricorre nello stesso giorno: istituita – sembra – da papa Gelasio I nel 496
per sostituire la festività pagana della fertilità (i lupercalia
dedicati al dio Lupercus) – che si celebrava il 15 febbraio – con una
che fosse ispirata al messaggio d'amore, diffuso proprio da san Valentino.
Ma quale san Valentino? Credo ci si debba riferire a un personaggio non
ben delineato, che poi la tradizione ha identificato con l’omonimo vescovo di
Terni, la cui festa ricorre appunto il 14 febbraio.
A san Valentino, i primi fiori |
Questo Valentino patì il martirio nel terzo secolo, accusato di aver voluto santificare col rito del matrimonio l’unione tra un uomo e una donna, nonostante l’invito dell’imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione. In prigione, si racconta, restituì la vista a una bambina – la figlia cieca del suo carceriere – e prima di essere decapitato, il 14 febbraio del 270, le inviò un “biglietto” d’addio con la scritta: “De Valentino tuo”, incisa sulle foglie - a forma di cuore - di certe violette che crescevano accanto alla sua cella.
Ma è proprio così? O bisogna prendere per buona l’antica credenza, diffusa particolarmente nel mondo anglosassone, che fissa al 14 febbraio il giorno in cui gli uccellini, superato il torpore invernale, cominciano i loro giochi amorosi? Ce lo ricorda il poeta inglese Robert Herrick: Spesso ho sentito dire giovani e pulzelle che quello è il giorno scelto dagli uccellini per fare all’amore…
I fidanzatini di Peynet |
La
relazione tra la giornata di san Valentino e l’amore è già documentata in età
elisabettiana. Così
pure la tradizione
di scambiarsi doni e bigliettini: le cosiddette “valentine”. In “Love” (Arnoldo
Mondadori editore, 1973), libro straordinariamente bello, da leggere e da
guardare, Dereck e Julia Parker scrivono: «Nel 1477 una certa Margery Brews
sposò “il suo bene amato tesoro di San Valentino John Paston, gentiluomo”;
in un testamento del 1535 un tale lascia “… in dono al mio amore di San
Valentino Agnese Illyon scellini dieci”. Ma spesso il “tesoro di San
Valentino” riceveva doni ben più cospicui: nel 1667 il duca di York regalò
a lady Arabella Stewart un anello da 800 sterline come omaggio di San
Valentino, mentre circa due secoli dopo una signora di Norwick (sempre in
Inghilterra) fu imbarazzatissima perché si vide arrivare un pianoforte a coda
del tutto inaspettato».
Amalfi, Innamorati sotto la pioggia |
Le lettere erano, una volta, il modo abituale di trasmettere dichiarazioni e messaggi amorosi. Missive piene di tenerezza o appassionate o addirittura cariche di tensione erotica. Ne trascrivo qui una, a mo’ d’esempio. E’ quella inviata il 29 dicembre 1795 da Napoleone I a Giuseppina, all’inizio della loro storia sentimentale:
“Mi
risveglio tutto pieno di te. La tua immagine e gli inebrianti piaceri goduti
nell’ultima notte con te non danno requie ai miei sensi. Dolce, incomparabile
Giuseppina, quanto è strano ciò che fai al mio cuore. Sei in collera con me?
Sei infelice? Sei inquieta? La mia anima si spezza per il dolore e il mio amore
per te mi impedisce il riposo. Ma come mai potrei riposare, arresomi al
sentimento che domina il mio intimo, bevendo dalle tue labbra e dal tuo cuore
una fiamma bruciante? Sì, una sola notte è bastata a farmi capire quanto poco
il tuo ritratto ti renda giustizia! Tu parti a mezzogiorno: fra tre ore ti
rivedrò. Fino allora un migliaio di baci, mio dolce amore! Ma non rendermene
neanche uno perché mi metterebbe il fuoco nelle vene.”
Canova, Amore e Psiche |
Risale
invece al Settecento l’abitudine di scambiarsi bigliettini, radicatasi poi sul
finire dell’Ottocento. Bigliettini decorati con rose, passeri, colombe, nodi
d’amore, frecce scagliate da Cupido.
Oggi gli innamorati chattano attraverso la rete, comunicano con e-mail e sms, facendo ricorso agli “emoticons” (o “smiles”): faccine che indicano sorriso, tristezza, ghigno, ecc. ecc., e ideogrammi che mandano baci, manifestano felicità, compiacimento, rabbia, approvazione, e così via.
Il
tempo delle lettere d’amore è finito.
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