domenica 19 febbraio 2012

MARIO CAROTENUTO E "I DIPINTI DEL GALLERISTA AMICO"

Sono stato, venerdì sera, all’inaugurazione della mostra di Mario Carotenuto al Catalogo, qui a Salerno. Titolo: “I dipinti del gallerista amico”, cioè quelli della collezione di Lelio Schiavone. Alle pareti, diciotto opere, non di grandi dimensioni, risalenti  per lo più agli anni cinquanta e sessanta: marine, interni, nature morte, un ritratto, una luminosa Venezia  invasa da un nugolo di farfalle (c’è stato un periodo in cui erano, le farfalle, elemento rituale della sua pittura, forse perché metafora della fugacità della vita o, più probabilmente, simbolo di leggerezza, di libertà).
Mario Carotenuto e Lelio Schiavone
Carotenuto è un pittore che ha attraversato sessant’anni del novecento, ne ha largamente condiviso le tendenze e i movimenti che lo hanno caratterizzato (il collage, ad esempio), ha guardato con attenzione a Manet (mi viene subito da citare Le déjeuner sur l'herbe), a Matisse, a Morandi, allo stesso Guttuso, col quale ha avuto rapporti diretti, rimanendo però sempre se stesso, e si proietta ora nel terzo millennio, conservando – intatti - l’entusiasmo, la curiosità (gran bella dote), la voglia di continuare a essere interprete sensibile della realtà, del mondo che lo circonda. A chi sosteneva che gli anni sessanta sono stati quelli della raggiunta maturità ha risposto che non si sente maturo. Nel senso di arrivato. Ha ancora tanta voglia di osservare, capire, apprendere,  soprattutto di lavorare. E’ bastato ascoltarlo, questo “giovanotto” nonagenario (è nato nel 1922 a Tramonti),  mentre – stimolato  da Paolo Romano, Francesca Salemme e Massimo Bignardi – si raccontava e, contemporaneamente, raccontava  le vicende  salernitane di un così lungo arco di tempo, con lucidità, spiccato senso critico, anche con ironia. Specialmente quando il discorso lo ha portato a ricordare quei fantastici anni sessanta, in una città che cercava di scrollarsi di dosso una dimensione localistica, per inserirsi in un dibattito globale, animata da personaggi del calibro di Alfonso Gatto, Filiberto Menna, Domenico Rea, Aldo Falivene, Vasco Pratolini, Paolo Ricci,  Edoardo Sanguineti, senza dimenticare le presenze di  Raphael Alberti e Pier Paolo Pasolini. Una città, allora,  animata da una vita culturale intensa,  che ebbe  i suoi punti di riferimento dapprima ne L’Incontro, la galleria d’arte di Feliciano Granati, in via Mercanti, diretta proprio da lui, Carotenuto, e poi nel  Catalogo di Lelio Schiavone, dove nel febbraio del 1968 fu allestita la sua prima mostra antologica.

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