Sono stato, questa mattina, in chiesa per il tradizionale rito
delle ceneri. Dopo il Vangelo, mi sono avvicinato al sacerdote, con tante altre
persone, per farmi spargere il pizzico di cenere sulla testa. Tra le due
formule - "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai" e "Convertiti e
credi al Vangelo" -, il celebrante scelto la seconda.
Avrei preferito quell’altra, che sottolinea, senza fronzoli, nel momento
in cui dovrebbe cominciare un percorso penitenziale di preparazione
alla Pasqua, il concetto della caducità della condizione umana. Concetto espresso in maniera chiara da Abramo quando, rivolgendosi a Dio, dice: "Vedi come ardisco parlare al
mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27).
Il
pensiero della precarietà dell'esistenza terrena mi accompagna nel
cammino quotidiano. Senza traumi, nell'attesa serena che il destino -
nascosto nelle mani di Dio - si compia. Convinto - come ho avuto modo di
scrivere - che "in fondo / è un cerchio la vita / si apre si chiude / a
volte neppure si chiude / e rapida cala la notte".
Nessun commento:
Posta un commento