"La vita senza allegria - scrive Walter Scott (ne 'Il pirata') - è una lampada senza olio". "L'allegria - nota ancora il filosofo Benedetto Spinoza (in 'Etica') - è uno stato d'animo che accresce e sostiene la forza del corpo ad agire; la tristezza è al contrario uno stato d'animo che diminuisce e ostacola la forza ad agire. L'allegria è dunque cosa buona".Del resto, ce lo ricorda Lorenzo de' Medici, "chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza".
L'allegria si alimenta di piccole cose. Faccio un esempio: lo stupore che mi prende, ogni mattina, quando apro gli occhi e mi accorgo che ci sono e, affacciando lo sguardo dal balcone, mi abbaglio alla luce del sole che sorge. Ed è sempre come la prima volta. Se non c'è il sole, sarà il fruscio del vento, o il ticchettio delle gocce di pioggia sui vetri, o il tonfo dell'onda sugli scogli o, magari, l'arcobaleno che compare tra montagna e mare, tra cielo e terra, a tirarmi su dal torpore accumulato nella notte, a immergermi nelle cose da fare - perché ce ne sono tante di cose da fare -, a convincermi che, in fondo, la vita è bella. Ed è un bene che non m'appartiene neppure: del quale sono, senza merito, e senza averlo richiesto, usufruttuario. Un bene da custodire con cura. Con allegria, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, le tensioni, le amarezze che spesso accompagnano il nostro cammino. Se malauguratamente viene a mancare, rischia di finire alle ortiche la ragione stessa del vivere.
La vita - per dirla con Voltaire - è "un bambino che bisogna cullare finché non si addormenta". Spero, con l'aiuto di Dio, che avvenga - non soltanto a me, a tutti - il più tardi possibile.
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