Nel Mein Kampf c’è scritto: "Unwertes Leben zu vernichten,
bedeutet kein schuldigwerden"[i],
"Das schwache muss weggeraeumt werden".[ii]
Scorrono sotto gli occhi le immagini -
Auschwitz, Belzec, Bergen-Belsen,
Buchenwald, Dachau, Treblinka, Mathausen-Gusen -.
No, non è fiction, è il filo della
memoria
che si rannoda al passato e ci fa arrossire
dell’essere uomini, dell’essere sopravvissuti.
Perché nei lager c'era gente come noi -
donne, bambini, giovani, anziani, senza
nome,
solo un numero infamante sul
braccio -
gente innocente, indifesa, uccisa da fame, fatiche, violenze,
massacrata nei forni e nelle camere a gas.
Un obbrobrio il nazismo, vergogna del
genere umano.
“Il lager è una gran macchina per reduci
e bestie”,
ricorda Primo Levi. Teniamolo a mente: “Noi bestie
non dobbiamo diventare; che anche in
questo luogo
si può sopravvivere e perciò si deve
voler sopravvivere,
per raccontare, per portare
testimonianza;
e che per vivere è importante sforzarci
di salvare
almeno lo scheletro, l’impalcatura, la
forma della civiltà”.
Non lo dimentichi il mondo, né oggi né
mai.
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